giovedì 8 marzo 2007

Per una ecologia applicata al verde.

ESTRATTO da una: Relazione di Giuseppe Campos venuti al Convegno "Una città per il verde "Padova - Febbraio 2004

http://www.pausania.it/content/view/31/50/


Verde in città per urbanistica e ambientalismo oggi.




....Il mio presupposto è sempre stato quello che, per ragioni fruitive, paesaggistiche ed ecologiche, il verde in città è un fattore indispensabile in misura decisiva. Dai conti che faccio ormai da 30 anni, ho constatato che le città tedesche, svedesi ed olandesi, hanno spesso oltre la metà della superficie urbana permeabile, cioè destinata a verde. Mentre le città emiliane, che da questo punto di vista in Italia sono le migliori, non arrivano ad un terzo; con il risultato di non contrastare deguatamente gli inquinamenti atmosferici e climatici, sempre più elevati.
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Dall’altro lato, ci si è limitati a pensare esclusivamente all’aspetto fruitivo del verde, previsto quindi soltanto su aree pubbliche; dimenticando invece l’aspetto ecologico ( e paesaggistico ) del verde, la cui realizzazione è altrettanto valida su aree private, aree che non costano alla comunità, per l’impianto come per la manutenzione, oggi assai onerosa.
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Suolo agricolo e suolo urbano: una falsa alternativa

La sottovalutazione dell’aspetto ecologico del verde urbano, non solo ha drasticamente ridotto le possibilità di realizzarlo, ma ha creato una linea urbanistica distorta, apprezzata, purtroppo anche dagli ambientalisti, quella che combatte il cosiddetto “spreco di suolo “: cioè che contesta acriticamente il passaggio del suolo dall’uso agricolo all’uso urbano.
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Il problema, per la destinazione agricola come per quella urbana, è dunque quello della qualità ambientale, urbanistica ed economica e non quello della ideologica preferenza dell’una rispetto all’altra. Per la destinazione agricola, allora, la soluzione auspicabile è quella di produzioni poco idroesigenti ed economicamente non concorrenti con quelle dei paesi sottosviluppati. Per la destinazione urbana, è invece quella di percentuali di verde pari almeno alla metà dell’area totale, senza però che l’edificabilità concentrata sull’area restante superi i limiti di tolleranza sociale e funzionale; stimolando fortemente i privati alla realizzazione di verde condominiale, con una indubbia ricaduta commerciale e con un effetto ecologico assolutamente identico a quello dell’oneroso verde pubblico.
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Con il risultato di trasformare fortemente il microclima urbano e di ridurre l’inquinamento generato dalla circolazione automobilistica, dalla produzione industriale, dal riscaldamento invernale e dalla climatizzazione estiva.
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Un ettaro di terreno agricolo medio assorbe oltre 2 tonnellate annue di Anidride Carbonica, produce oltre 1 tonnellata annua di Ossigeno e traspira-evapora quasi 7 tonnellate annue di Acqua. Ma allo stesso tempo 1 ettaro di terreno urbano tenuto a prato, con 150 alberature medie ( alberi di 30 centimetri di diametro, indifferentemente a foglia caduca o sempreverdi ), assorbe quasi 30 tonnellate annue di Anidride Carbonica, produce oltre 5 tonnellate annue di Ossigeno e traspiraevapora quasi 33 tonnellate annue di Acqua. Mentre 1 ettaro di bosco urbano con 400 alberi, assorbe quasi 69 tonnellate annue di Anidride Carbonica, produce quasi 9 tonnellate annue di Ossigeno e traspira-evapora quasi 59 tonnellate annue di Acqua.

Il verde nel sistema infrastrutturale
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...quando un tracciato autostradale viene ritenuto utile, o comunque viene finanziato, che questo sia progettato in termini non esclusivamente ingegneristici, ma sia anche rispettoso degli indispensabili contenuti ambientali.
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...un tracciato convenientemente “ambientalizzato “: cioè inserito in una fascia di terreno larga mediamente 50 metri su ciascun lato, nella quale rimodellamenti del suolo e piantumazioni trasformino l’opera di cemento in un “fiume di verde", pienamente inserito nel paesaggio, ma anche dotato di proprio valore ecologico.
Sulla base dei parametri già esposti, si può affermare che almeno il 20% dell’Anidride Carbonica prodotta dagli automezzi circolanti nell’Autostrada, potrebbe allora essere assorbita dal verde dell’intervento ambientale.

E in alcuni casi – in prossimità dei centri abitati, o in particolari posizioni di interesse paesaggistico -- ,sarebbe opportuno arrivare anche ad interventi di compensazione ecologica. Realizzando su aree prossime all’Autostrada veri e propri boschi artificiali.


Del resto, quali sono i boschi italiani che non siano stati impiantati dall’uomo, dalle pinete costiere, alle abetaie del Cadore, ai castagneti appenninici? Arrivando in tal modo a garantire l’abbattimento di tutta l’Anidride Carbonica prodotta dagli autoveicoli che percorrono l’infrastruttura. Contribuendo così all’obiettivo del Protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra; in attesa di realizzare motori ad emissione ridotta e di trasferire sul ferro una parte del traffico merci su gomma..
Il verde nel sistema urbano

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Tentando la diffusione di boschi con possibile sfruttamento industriale, di cui proteggere economicamente la lunga crescita produttiva; agevolando la piantumazione privata di filari alberati lungo le strade, le cavedagne e i fossi e favorendo la crescita di boschi e boschetti lungo i fiumi e sugli argini fluviali. Programmando, infine, con la pianificazione urbanistica la protezione dei cunei di verde agricolo che si insinuano fra le radiali lungo le quali sono cresciute le periferie urbane. Convenzionando i fisiologici interventi dello sviluppo e della trasformazione urbana, alla conservazione compensativa dei cunei verdi e alla loro progressiva
forestazione. Non esistono città italiane dotate di “ green belt “, così come non esistono città italiane con foreste periurbane; perché nel passato i suoli intorno alle città erano quelli più vocati all’approviggionamento alimentare e quindi investiti dalla rendita agricola; e perché più recentemente quegli stessi suoli sono stati investiti dalla rendita urbana per l’attesa generalizzata della urbanizzazione. Bisogna allora trovare il modo per ostacolare le attuali rendite, favorendo in vario modo gli interessi privati ecologici e mostrando l’interesse pubblico con il ricorso a finanziamenti speciali e defiscalizzazioni. Perché la condizione precaria dell’ambiente urbano , in particolare nelle città italiane, va certamente affrontata con le politiche energetiche e dei trasporti; ma non potrà essere superata senza una politica del verde totalmente nuova. Che avrà certamente anche ricadute paesaggistiche, ma presenta però prospettive e obiettivi strutturali, decisivi per qualificare in modo radicale il sistema atmosferico e climatico e le vita stessa delle città.

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