Su Aero Habitat, un ennesimo Comunicato Stampa... che avvisa di un altro incidente aereo.
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Il 20 febbraio intorno alle 04.10 del mattino un velivolo cargo Antonov 12 nella fase di decollo da Luxor in Egitto è precipitato arrestandosi a circa 700 metri oltre il fine pista.
Il volo LFT-1015 Aerolift Antonov AN-12, immatricolato S9-SVN in ferry flight (volo di trasferimento) da Entebbe (Uganda) a Nikolaev (Ukraine) con cinque membri d’equipaggio – rimasti vittime dell’incidente - aveva dirottato a Luxor per uno scalo tecnico dovuto a mancanza di carburante. Fonti Ucraine – da verificare – avrebbero riferito che il velivolo aveva registrato una perdita di carburante.
Dopo il rifornimento – secondo alcuni testimoni – un motore avrebbe preso fuoco poco dopo il distacco dalla pista, il velivolo si sarebbe incendiato nello schianto con il suolo
Il volo LFT-1015 Aerolift Antonov AN-12, immatricolato S9-SVN in ferry flight (volo di trasferimento) da Entebbe (Uganda) a Nikolaev (Ukraine) con cinque membri d’equipaggio – rimasti vittime dell’incidente - aveva dirottato a Luxor per uno scalo tecnico dovuto a mancanza di carburante. Fonti Ucraine – da verificare – avrebbero riferito che il velivolo aveva registrato una perdita di carburante.
Dopo il rifornimento – secondo alcuni testimoni – un motore avrebbe preso fuoco poco dopo il distacco dalla pista, il velivolo si sarebbe incendiato nello schianto con il suolo
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Se l'Aereo fosse caduto a Caselle con le stesse "modalità"... questo sarebbe caduto appena oltre i tetti della Corte Palazzina, dove volevano realizzare un Hotel da 140 stanze... e dopo aver sfiorato l'Hotel avrebbe preso in pieno... le "Cantine" da 8.900 mq della Città del Vino e del Cibo... un centro Commerciale-Fieristico-Direzionale che vogliono (volevano) realizzare in testa pista dell'Aeroporto Catullo.
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Visto questo ennesimo incidente aereo... pubblico oggi un altro Comunicato Stampa di Aero Habitat a titolo: Catullo, Airbus 320 rientra per surriscaldamento ai freni di pochi giorni fa in cui si scriveva questo:
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L’ANSV e l’ENAC non hanno ancora diramato alcuna nota sull’inconveniente grave – Aerohabitat che l’evento debba essere classificato in tal modo – riguardante il velivolo A320 immatricolato EI-DNP della Wind Jet che nella giornata di sabato 14 febbraio, dopo aver decollato da Verona – Catullo con destinazione Mosca aeroporto Domodedovo, è rientrato a terra.
Il volo sarebbe rientrato dopo aver raggiunto la quota di crociera di 35.000 piedi, mentre stava sorvolando lo spazio aereo Ungherese, a causa di un persistente “surriscaldamento all’impianto dei freni”.
I 130 turisti russi dopo una vacanza montana nel Sud Tirolo – Alto Adige e l’equipaggio, sarebbero rientrati dopo quasi un’ora dal decollo per atterraggio precauzionale, probabilmente anche in emergenza con l’assistenza dei vigili del fuoco e dei mezzi di soccorso e l'attivazione dell’allarme predisposto in aeroporto. Le operazioni di rientro sono state regolari, senza alcuna conseguenza per viaggiatori e aeromobile.
I passeggeri alcune ore dopo hanno potuto riprendere il volo con un altro aeromobile reso disponibile dalla stessa Wind Jet.
Aerohabitat tuttavia – nonostante tutto sia finito bene – ritiene che tali emergenze e/o atterraggi precauzonali debbano essere pianificati su scali aerei che dispongono di almeno due piste e che la pista per tali rientri – con aeromobili spesso a pieno carico e con una richiesta di pista necessaria per l’atterraggio superiore alla norma – debbano avvenire su piste di almeno 3500 metri di lunghezza.
Tale esigenza risulta maggiormente indispensabile qualora il malfunzionamento tecnico del velivolo riguardi – com’è avvenuto nel caso dell’Airbus 320 - l’impianto frenante dell’aeromobile, strumento indispensabile per la decelerazione del velivolo in pista.
Il volo sarebbe rientrato dopo aver raggiunto la quota di crociera di 35.000 piedi, mentre stava sorvolando lo spazio aereo Ungherese, a causa di un persistente “surriscaldamento all’impianto dei freni”.
I 130 turisti russi dopo una vacanza montana nel Sud Tirolo – Alto Adige e l’equipaggio, sarebbero rientrati dopo quasi un’ora dal decollo per atterraggio precauzionale, probabilmente anche in emergenza con l’assistenza dei vigili del fuoco e dei mezzi di soccorso e l'attivazione dell’allarme predisposto in aeroporto. Le operazioni di rientro sono state regolari, senza alcuna conseguenza per viaggiatori e aeromobile.
I passeggeri alcune ore dopo hanno potuto riprendere il volo con un altro aeromobile reso disponibile dalla stessa Wind Jet.
Aerohabitat tuttavia – nonostante tutto sia finito bene – ritiene che tali emergenze e/o atterraggi precauzonali debbano essere pianificati su scali aerei che dispongono di almeno due piste e che la pista per tali rientri – con aeromobili spesso a pieno carico e con una richiesta di pista necessaria per l’atterraggio superiore alla norma – debbano avvenire su piste di almeno 3500 metri di lunghezza.
Tale esigenza risulta maggiormente indispensabile qualora il malfunzionamento tecnico del velivolo riguardi – com’è avvenuto nel caso dell’Airbus 320 - l’impianto frenante dell’aeromobile, strumento indispensabile per la decelerazione del velivolo in pista.
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Se per fare atterrare un aereo in sicurezza... serve un pista lunga 3,5 km... e visto che quella dell'Aeroporto Catullo è lunga solo 3,0 km... dalla parte di Caselle questo proungamento proprio non ci sta proprio... perchè da questa andrebbe ad interessare l'Autostrada "A4" e la Corte Palazzina...
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Se devono prolungare la pista di 500 metri... devono farlo dalla parte opposta, cioè verso Villafranca... come è già previsto nel progetto del Piano di Sviluppo Aeroportuale del Catullo.
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E se l'aereo che aveva avuto problemi tecnici, tanto da dover rientrare all'aeroporto - avendo i freni rotti - avesse proseguito oltre il fine pista... sarebbe andato a fermarsi sull'Autostrada e/o sulla Corte Agricola?
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Perchè l'Aeroporto non ha mai... obiettato nulla in merito a quello che volevano costruire in fine pista al Catullo... anzi... nell'Accordo di Concertazione era previsto invece che: "il Comune di Sommacampagna propone quindi di individuare in prossimità dell'Aeroporto Valerio Catullo e dell'abitato di Caselle, due ambiti territoriali, identificati nell'allegato elaborato illustrativo con le sigle B e B1, da destinare (nel P.A.T. e/o nel P.I.) rispettivamente ad insediamenti urbanistici per “servizi aeroportuali” e “insediamenti di scala sovra-comunale”, quest'ultimi aventi carattere di tipo commerciale, direzionale e fieristico-espositivo e la relativa viabilità di servizio, che potranno costituire nella futura programmazione, ai sensi del presente accordo, “Ambiti Territoriali Omogenei” in di interesse sovra-comunale.
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Domanda... chi all'interno dell'Aeroporto, a livello Dirigenziale, ha collaborato, ha predisposto e quindi ha anche poi studiato, assieme con il Comune di Sommacampagna, l'Accordo di Concertazione, che poi non è stato nemmeno inserito nel P.A.T.?
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In base a questo accordo ho già anche scritto nel messaggio a titolo: Esposto alla Procura della Repubblica... dove , tra l'altro, avevo segnalato anche questo:
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E) La “mancanza della sottoposizione alla V.I.A.” dell’Aeroporto Catullo può in qualche modo aver favorito l’acquisto di terreni limitrofi all’Aeroporto in particolare gli acquisti effettuati da società riconducibili alla C.I.S. S.p.a di Villafranca per progettare il: “Verona Airport Hotel” e la: “Città del Vino e del Cibo”?
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Visto quello che è accaduto nel P.A.T. quando il 19 Gennaio 2009 questo è stato adottato e visto che le aree di cui sopra - pur con l'Accordo di Concertazione - non sono state inserite nel P.A.T. ... non è che qualcuno... si sia attapirato?
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Altra strana coincidenza... mentre il Comune di Sommacampagna approvava il P.A.T., sempre entro il 19 gennaio 2009... l'Aeroporto doveva rispondere alla Commissione Europea in merito alla "mancanza di V.I.A.".
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