giovedì 8 marzo 2007

Allarme Smog in Italia

Smog killer: 8mila morti l'anno Lo studio, dell'Oms, considera solo l'impatto di ozono e polveri sottili nelle 13 maggiori città italiane In Italia, 8mila persone muoiono di smog ogni anno solo nei principali tredici centri urbani. Un decesso su dieci tra gli over 30 avviene per causa dell'aria inquinata. Lo rivela un nuovo studio sull' “Impatto sanitario delle polveri sottili e dell'ozono”, realizzato dall'Ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per conto dell'APAT, l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici. La ricerca ha messo sotto stretta osservazione 13 città con più di 200 mila abitanti (Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo) dove vivono circa 9 milioni di persone, pari al 16% della popolazione nazionale. Lo studio stima le morti e le malattie dovute a due inquinanti: l'ozono e le famigerate polveri sottili (Pm10), prodotte in ambito metropolitano quasi esclusivamente dal traffico. Relativamente a quest'ultima sostanza, la ricerca valuta in particolare la mortalità attribuibile a concentrazioni di Pm10 superiori a 20 microgrammi/metro cubo, ossia al valore limite che le norme comunitarie indicano come obiettivo da raggiungere entro il 2010. “L'impatto sanitario delle polveri e dell'ozono rappresenta un problema di sanità pubblica considerevole - ha dichiarato Roberto Bertollini, direttore Salute ed Ambiente OMS Europa - un fardello che pesa su individui e famiglie, con morti premature e malattie croniche ed acute, sulle nostre società, con la diminuzione dell'attesa di vita e della capacità produttiva, e infine sui sistemi sanitari in termini di costi di migliaia di ricoveri ospedalieri”. Secondo l'OMS, dunque, tra il 2002 e il 2004, una media di 8.220 decessi l'anno sono dovuti agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di Pm10 superiori ai 20 microgrammi/metro cubo, il che equivale al 9% della mortalità negli over 30, per tutte le cause esclusi gli incidenti stradali. Le nuove informazioni disponibili sugli effetti sanitari del Pm10 consentono all'OMS di scomporre l'impatto della mortalità per gli effetti cronici oltre i 20 microgrammi/metro cubo in cancro al polmone (742 casi/anno), infarto (2 562), ictus (329). Lo studio si estende anche all'impatto dell'ozono: le concentrazioni sono in aumento e gli effetti sulla salute maggiormente consolidati. Si stima che abbia un impatto annuale di 516 morti nelle città italiane, che si aggiungono a quelle dovute al Pm10. Sono i veicoli a motore a rappresentare la principale fonte urbana di inquinamento. Nelle città italiane un'attenzione particolare dovrebbe essere dedicata all'inquinamento provocato dai ciclomotori, in particolare quelli con motore a 2 tempi. L'azione nel campo del trasporto è indicata anche in considerazione dei suoi effetti collaterali: le restrizioni al traffico motorizzato privato ridurrebbero anche il danno alla salute provocato dagli incidenti stradali, dall'esposizione al rumore, dall'inattività fisica e dagli effetti psicosociali. Il rispetto della legislazione comunitaria produrrebbe un sostanziale risparmio in termini di malattia, per questo l'OMS sottolinea come fondamentale il rispetto dei valori limite per le polveri sottili. In realtà, nel 2005, molte delle principali città italiane avevano raggiunto i 35 giorni di eccedenza dei 50 microgrammi/metro cubo (il valore massimo attualmente in vigore) già alla fine di marzo e poche avevano rispettato i limiti annuali di 40 microgrammi/metro cubo.
Messaggio tratto da:

Inquinamento degli aerei


Una stima per difetto paragona l'inquinamento di ogni aereo a quello di 500 auto non catalizzate. L'aeroporto di Malpensa, ad esempio, equivale a 250-300.000 auto al giorno, quello di Linate a 150.000 auto. In questi ultimi anni, i viaggi low cost hanno fatto lievitare drasticamente il traffico aereo e l'inquinamento correlato. Il traffico aereo è di gran lunga la fonte di emissioni di gas serra che cresce più in fretta; dunque, è tra le minacce più gravi al già disastrato ambiente globale, oltre che alle orecchie di chi abita vicino agli aeroporti, anch'essi sempre più numerosi.
...omississ...
Basta qualche migliaio di chilometri sulle nuvole per produrre più anidride carbonica (CO2, il principale gas serra) di dieci contadini del Bangladesh in un anno di vita, considerati tutti i loro consumi.
...omississ...
Volare inquina anche chi vive a terra: non solo con il monossido di carbonio e le polveri totali sospese, ma soprattutto con il rumore. Contro i voli notturni, in Gran Bretagna gruppi di cittadini protestano periodicamente in pigiama, incoraggiati dalla campagna “Green Skies” (Cieli Verdi).
...omississ...
Se i biglietti aerei costano poco, incoraggiando le ali anziché le rotaie, è a causa di due anomalie inquietanti. La prima: mentre la benzina è pesantemente tassata, il kerosene è esentasse ovunque nel mondo.
...omississ...
Un discorso a parte meritano gli aerei militari. Nel 2003, durante il conflitto USA-Iraq, gli anarco-ciclisti della Critical Mass torinese, con gli scienziati della Società Meteorologica Italiana, hanno calcolato quanto contribuisce all'effetto serra una guerra aerea. Base per le stime è stata quella del Golfo del 1991. Si è partiti dalla considerazione che un aereo da caccia tipo F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16200 litri/ora; un bombardiere B52, 12000 litri/ora; un elicottero da combattimento tipo AH64 Apache, 500 litri/ora. Su queste basi, si è calcolato che un mese di guerra soprattutto aerea porti l'emissione di 3,38 milioni di tonnellate di CO2: l'equivalente dell'effetto serra totale provocato in un anno da una città di 310 mila abitanti.


messaggio estratto da:

Le piante assorbi-smog

Le stanno piantando in molte città degli Stati Uniti e li stanno studiando nel Regno Unito; non sono l'ultimo prodotto di manipolazioni genetiche, ma sono le stesse piante che si trovano in tutta l'Italia settentrionale: le betulle, i larici, i frassini, i lauri, i biancospini, i pioppi, le querce e i salici dei parchi e dei viali milanesi hanno le carte in regola per giovare alla salute, oltre che alla vista dei cittadini.


Come funzionano i filtri verdi

Le piante agiscono come filtri purificatori dell'aria intercettando i contaminanti gassosi e il particolato trasportati dal vento. In particolare, il monossido di carbonio, il biossido d'azoto, l'anidride solforosa e l'ozono sono assorbiti dalle foglie, mentre i PM 10 sono solo trattenuti dai peli e dai composti cerosi presenti sulla superficie di queste ultime o dalle rugosità della corteccia del tronco e dei rami.
"Ogni anno gli alberi di Chicago tolgono dall'atmosfera 15 tonnellate di monossido di carbonio, 84 tonnellate di biossido d'azoto, 191 tonnellate di ozono e più di 200 tonnellate di particolato atmosferico (i famosi PM 10 e PM 2,5)" afferma David Nowak, responsabile di un centro di ricerca statunitense sull'influenza dei boschi cittadini nell'ecosistema delle città. Tuttavia, mentre i contaminanti gassosi ritornano nell'atmosfera dopo essere stati neutralizzati, le particelle vengono poi ridisperse nell'ambiente poco alla volta a opera del vento e della pioggia.
La capacità degli alberi di rimuovere gli inquinanti atmosferici, oltre ad andare di pari passo con l'aumento dello smog, dipende dalla forma, dal numero e dalla densità delle foglie, dalla chioma e dalla grossezza, e dalla posizione delle piante: "il verde che si trova lungo i viali può abbattere il 60 per cento dell'inquinamento delle automobili che li percorrono" afferma Kim Coder, ricercatore dell'Università della Georgia, negli Stati Uniti.
Agli effetti dannosi sulla salute dell'uomo non corrispondono effetti analoghi sugli alberi: "L'assorbimento degli inquinanti non danneggia gli alberi" spiega Nowak, "infatti la loro azione purificatrice cessa proprio quando l'accumulo di queste sostanze mette in pericolo la salute della pianta", rassicura l'ecologo statunitense.

L'albero giusto al posto giusto

Questa soluzione, tutta naturale, ha però alcuni limiti: innanzitutto le foglie non sono presenti durante l'inverno e, quindi, non sono di aiuto contro l'inquinamento prodotto durante questo periodo, che è quello con le concentrazioni inquinanti più alte; inoltre esiste la possibilità che i profumi (o composti organici volatili - VOC), emessi da alcune specie vegetali, come querce, eucalipti, pioppi e salici, causino la formazione di ozono in presenza di biossido d'azoto, a temperature vicine ai 30 gradi: "Bisogna scegliere gli alberi giusti da piantare" spiega Nick Hewitt dell'Istituto di scienze ambientali e naturali dell'Università di Lancaster nel Regno Unito. "E' meglio privilegiare le specie come frassini, aceri, betulle" prosegue, "che sono dotate di un'alta capacità di rimozione e di una produzione scarsa di composti organici volatili".

Effetti benefici

"Non si deve dimenticare che un generale aumento del verde nelle città è sempre un fatto positivo e privo di controindicazioni" precisa Nick Hewitt, "gli alberi dei parchi, dei giardini, dei viali, oltre migliorare la qualità dell'aria, sono belli e diminuiscono la temperatura, la produzione di anidride carbonica e l'inquinamento acustico proveniente dalle strade". Il ricercatore inglese ha studiato in particolare la deposizione delle particelle inquinanti sulla vegetazione delle West Midlands, una regione al centro della Gran Bretagna, negli ultimi 50 anni. L'indagine ha permesso di quantificare l'effetto del verde cittadino sulla qualità dell'aria: "Le piante non prevengono l'inquinamento, ma lo possono controllare in modo efficace: raddoppiare il numero delle piante presenti nell'area considerata diminuirebbe di un quarto la presenza del PM 10 ed eviterebbe 140 morti all'anno dovute all'inquinamento" conclude Hewitt.

Alberi con maggiore capacità di migliorare la qualità dell'aria
frassino, ontano, acero, larice, pino scozzese, betulla bianca


Alberi con minore capacità di migliorare la qualità dell'aria
melo, lauroceraso, olmo, sambuco, ontano grigio, biancospino, nocciolo, agrifoglio, frassino, ciliegio selvatico


Per una ecologia applicata al verde.

ESTRATTO da una: Relazione di Giuseppe Campos venuti al Convegno "Una città per il verde "Padova - Febbraio 2004

http://www.pausania.it/content/view/31/50/


Verde in città per urbanistica e ambientalismo oggi.




....Il mio presupposto è sempre stato quello che, per ragioni fruitive, paesaggistiche ed ecologiche, il verde in città è un fattore indispensabile in misura decisiva. Dai conti che faccio ormai da 30 anni, ho constatato che le città tedesche, svedesi ed olandesi, hanno spesso oltre la metà della superficie urbana permeabile, cioè destinata a verde. Mentre le città emiliane, che da questo punto di vista in Italia sono le migliori, non arrivano ad un terzo; con il risultato di non contrastare deguatamente gli inquinamenti atmosferici e climatici, sempre più elevati.
..ommississ...
Dall’altro lato, ci si è limitati a pensare esclusivamente all’aspetto fruitivo del verde, previsto quindi soltanto su aree pubbliche; dimenticando invece l’aspetto ecologico ( e paesaggistico ) del verde, la cui realizzazione è altrettanto valida su aree private, aree che non costano alla comunità, per l’impianto come per la manutenzione, oggi assai onerosa.
.

Suolo agricolo e suolo urbano: una falsa alternativa

La sottovalutazione dell’aspetto ecologico del verde urbano, non solo ha drasticamente ridotto le possibilità di realizzarlo, ma ha creato una linea urbanistica distorta, apprezzata, purtroppo anche dagli ambientalisti, quella che combatte il cosiddetto “spreco di suolo “: cioè che contesta acriticamente il passaggio del suolo dall’uso agricolo all’uso urbano.
... omississ...
Il problema, per la destinazione agricola come per quella urbana, è dunque quello della qualità ambientale, urbanistica ed economica e non quello della ideologica preferenza dell’una rispetto all’altra. Per la destinazione agricola, allora, la soluzione auspicabile è quella di produzioni poco idroesigenti ed economicamente non concorrenti con quelle dei paesi sottosviluppati. Per la destinazione urbana, è invece quella di percentuali di verde pari almeno alla metà dell’area totale, senza però che l’edificabilità concentrata sull’area restante superi i limiti di tolleranza sociale e funzionale; stimolando fortemente i privati alla realizzazione di verde condominiale, con una indubbia ricaduta commerciale e con un effetto ecologico assolutamente identico a quello dell’oneroso verde pubblico.
...omississ...
Con il risultato di trasformare fortemente il microclima urbano e di ridurre l’inquinamento generato dalla circolazione automobilistica, dalla produzione industriale, dal riscaldamento invernale e dalla climatizzazione estiva.
...omississ...
Un ettaro di terreno agricolo medio assorbe oltre 2 tonnellate annue di Anidride Carbonica, produce oltre 1 tonnellata annua di Ossigeno e traspira-evapora quasi 7 tonnellate annue di Acqua. Ma allo stesso tempo 1 ettaro di terreno urbano tenuto a prato, con 150 alberature medie ( alberi di 30 centimetri di diametro, indifferentemente a foglia caduca o sempreverdi ), assorbe quasi 30 tonnellate annue di Anidride Carbonica, produce oltre 5 tonnellate annue di Ossigeno e traspiraevapora quasi 33 tonnellate annue di Acqua. Mentre 1 ettaro di bosco urbano con 400 alberi, assorbe quasi 69 tonnellate annue di Anidride Carbonica, produce quasi 9 tonnellate annue di Ossigeno e traspira-evapora quasi 59 tonnellate annue di Acqua.

Il verde nel sistema infrastrutturale
...omississ..
...quando un tracciato autostradale viene ritenuto utile, o comunque viene finanziato, che questo sia progettato in termini non esclusivamente ingegneristici, ma sia anche rispettoso degli indispensabili contenuti ambientali.
...omississ...
...un tracciato convenientemente “ambientalizzato “: cioè inserito in una fascia di terreno larga mediamente 50 metri su ciascun lato, nella quale rimodellamenti del suolo e piantumazioni trasformino l’opera di cemento in un “fiume di verde", pienamente inserito nel paesaggio, ma anche dotato di proprio valore ecologico.
Sulla base dei parametri già esposti, si può affermare che almeno il 20% dell’Anidride Carbonica prodotta dagli automezzi circolanti nell’Autostrada, potrebbe allora essere assorbita dal verde dell’intervento ambientale.

E in alcuni casi – in prossimità dei centri abitati, o in particolari posizioni di interesse paesaggistico -- ,sarebbe opportuno arrivare anche ad interventi di compensazione ecologica. Realizzando su aree prossime all’Autostrada veri e propri boschi artificiali.


Del resto, quali sono i boschi italiani che non siano stati impiantati dall’uomo, dalle pinete costiere, alle abetaie del Cadore, ai castagneti appenninici? Arrivando in tal modo a garantire l’abbattimento di tutta l’Anidride Carbonica prodotta dagli autoveicoli che percorrono l’infrastruttura. Contribuendo così all’obiettivo del Protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra; in attesa di realizzare motori ad emissione ridotta e di trasferire sul ferro una parte del traffico merci su gomma..
Il verde nel sistema urbano

...omississ...
Tentando la diffusione di boschi con possibile sfruttamento industriale, di cui proteggere economicamente la lunga crescita produttiva; agevolando la piantumazione privata di filari alberati lungo le strade, le cavedagne e i fossi e favorendo la crescita di boschi e boschetti lungo i fiumi e sugli argini fluviali. Programmando, infine, con la pianificazione urbanistica la protezione dei cunei di verde agricolo che si insinuano fra le radiali lungo le quali sono cresciute le periferie urbane. Convenzionando i fisiologici interventi dello sviluppo e della trasformazione urbana, alla conservazione compensativa dei cunei verdi e alla loro progressiva
forestazione. Non esistono città italiane dotate di “ green belt “, così come non esistono città italiane con foreste periurbane; perché nel passato i suoli intorno alle città erano quelli più vocati all’approviggionamento alimentare e quindi investiti dalla rendita agricola; e perché più recentemente quegli stessi suoli sono stati investiti dalla rendita urbana per l’attesa generalizzata della urbanizzazione. Bisogna allora trovare il modo per ostacolare le attuali rendite, favorendo in vario modo gli interessi privati ecologici e mostrando l’interesse pubblico con il ricorso a finanziamenti speciali e defiscalizzazioni. Perché la condizione precaria dell’ambiente urbano , in particolare nelle città italiane, va certamente affrontata con le politiche energetiche e dei trasporti; ma non potrà essere superata senza una politica del verde totalmente nuova. Che avrà certamente anche ricadute paesaggistiche, ma presenta però prospettive e obiettivi strutturali, decisivi per qualificare in modo radicale il sistema atmosferico e climatico e le vita stessa delle città.

Alberi contro l'inquinamento. Le fasce tampone boscate.


Esiste una soluzione semplice, “naturale” ed efficace per il recupero generale della qualità dell’ambiente? Si... le fasce tampone boscate.
Nel 2004 la Direzione Agricoltura della Lombardia ha realizzato ben 117 chilometri di fasce boscate lungo le rive dei canali di irrigazione o ai margini dei campi coltivati per ridurre l’inquinamento delle acque, del terreno e dell’aria. In totale sono stati piantumati 67.000 alberi di alto e medio fusto, in filari, su una superficie complessiva di 59 ettari di campagna lombarda.
Ma perché sono utili e come agiscono, le fasce boscate?
Per la qualità delle acque le radici delle piante rimuovono i nitrati provenienti dalle acque superficiali dei terreni circostanti, che non vanno così ad inquinare l’acqua dei canali ma vengono in parte trasformate chimicamente e restituite all’atmosfera, in parte assorbite dalle piante come nutrimento.
Per la qualità dell’aria le fasce boscate migliorano la qualità dell’aria, assorbendo le polveri sospese e l’anidride carbonica (uno dei principali gas responsabili dell’effetto serra) e la purificano producendo ossigeno.
Le fasce boscate aumentano inoltre la biodiversità e, unendo l’utile al dilettevole, rendono più piacevole alla vista anche il paesaggio.


Leggi l'articolo completo sul file allegato.

http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/admin/rla_Documenti/1-2284/fasce_tampone_boscate.pdf
.
Una domanda: come sarebbe il territorio del comune di Sommacampagna se fossero realizzate delle "fasce boscate", che disposte come su una "maglia" potrebbero riempire il paesaggio di verde e di alberi?
.
Un'altra domanda: come sarebbe il nostro territorio se le autostrade avessero "piantato" un po di alberi nei terreni prossimi alle autostrade?