lunedì 1 ottobre 2007

Se siete bravi a copiare... allora copiate!!!


E' falso... gravemente falso... che sia possibile aprire una nuova cava o una nuova discarica, se il comune non vuole.
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Se il Comune di Sommacampagna avesse voluto... si potevano impedire la presentazione delle domande sia per le cave che per le discariche. Ma questa amministrazione comunale e la precedente... al fine di potersi approvare la "Sua" Discarica, non ha fatto nulla per impedire la presentazione di domande di cave e di discariche.
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Per impedire cave e discariche... sarebbe bastato "copiare" le norme del Piano Regolatore di Venezia. Le norme utilizzate da questo comune, approvate al fine di realizzare il Bosco di Mestre.
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Dette norme del PRG di Venezia, si possono visionare cliccando sui seguenti indirizzi web.
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Trascrivo solo un paragrafo dell'Art. 39 delle Norme di PRG del Comune di Venezia, che riguardano le "Zone territioriali omogenee di tipo E."... Le zone agricole, che qui sono state suddivise in 4 diversi tipi di zona: E1, E2, E3, E4.:
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art. 39.3.2 - sono comunque esclusi i seguenti interventi:
a) le attività produttive di prima e seconda classe di cui al D.M. 12 febbraio 1971
b) le industrie estrattive;
c) le cave limitatamente alle aree vincolate;
d) i depositi a cielo aperto di materiali edili;
e) i rottamai;
f) le discariche di ogni tipo.
Per quanto attiene l'attività di cave valgono le disposizioni della L.R. 44/82.
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Visto che il comune di Sommacampagna è cosi bravo a copiare, perchè non ha copiato anche queste norme del PRG di Venezia?

Bosco di Mestre - Comunicato Stampa


A MESTRE IL BOSCO URBANO PIÙ GRANDE D’ITALIA - UN ‘RISARCIMENTO AMBIENTALE’ DI 1400 ETTARI NEL PIANO REGOLATORE - DIALOGO CACCIARI-OVADIA PER L’INAUGURAZIONE DEL BOSCO DELLA MEMORIA ‘OTTOLENGHI’
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(Mestre, 26 settembre 2007). Da grigia a verde. Dalle fabbriche chimiche che circondano la città-industria di Mestre a un bosco esteso quanto 2.800 campi da calcio. Il sogno della Venezia di terraferma si fa realtà a partire dal primo di ottobre, con l’inaugurazione di uno spicchio del futuro ‘Bosco di Mestre: un’area verde cittadina che nei prossimi anni diventerà la più vasta d’Italia. 1.400 ettari - previsti nel Piano regolatore - tra querce, frassini, olmi e noccioli che trasformeranno la città in un polmone sano inserito tra autostrada, ferrovia e aeroporto. A regime sono previsti circa 75 mq di macchia verde per ciascuno dei 186mila abitanti mestrini: un’enormità, rispetto ai 13 mq di Milano e ai 14 di Roma. E una vera e propria rivoluzione per la città, a partire dai suoi aspetti ecologici, sociali e paesaggistici.
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Si parte dal primo di ottobre, con l’inaugurazione del Bosco intitolato ad Adolfo Ottolenghi, rabbino di Venezia dal 1919 e ucciso ad Auschwitz nel 1944. Un Bosco della memoria raccontato in mattinata attraverso un dialogo tra il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari e l’autore Moni Ovadia (ore 11,00) alla presenza dei giovani delle scuole medie di Mestre. 20 ettari di bosco naturalistico messi a disposizione dei cittadini, con percorsi pedonali, didattici e naturalistici, piste ciclabili, zone di sosta.
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Il valore sociale del bosco supera però gli aspetti ludico-didattici, se rapportato alle ecopriorità di una città dove le auto in circolazione sono quasi una ogni 2 abitanti, le emissioni di CO dovute al traffico ammontano a 16.589 t/anno e il limite di legge per le PM10 viene superato 158 giorni/anno.
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Inoltre c’è il problema della laguna, soggetta ad inquinamento (azoto e fosforo) causato soprattutto dall’attività agricola: il bacino scolante in laguna occupa un territorio di quasi 200.000 ettari.
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Su questi fronti la parola d’ordine del bosco è sequestrare: sequestrare le emissioni di carbonio, che in seguito a Kyoto costano al Paese oltre 10 euro ogni tonnellata prodotta, ma anche tamponare di circa la metà i carichi di azoto disciolti in laguna attraverso la fitodepurazione dell’acqua svolta dagli alberi, che sono più efficaci ed economici di un depuratore.
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Si calcola che, a progetto concluso, il bosco urbano di Mestre – sarà grande quanto il Porto di Marghera - potrà garantire l’equilibrio sostenibile a un’area di oltre 150mila persone trattenendo, ad esempio, quasi centomila tonnellate di Co2 all’anno: circa 6 volte le emissioni di carbonio rilasciate ogni anno dal traffico veicolare.
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Risarcimento ambientale, disinquinamento, risparmio energetico, rinaturalizzazione del suolo e dell’acqua, protezione idraulica, produzione di biomassa sono solo alcuni degli effetti ambientali ed economici del progetto gestito dal Comune di Venezia attraverso l’Istituzione Bosco di Mestre. Non ultimo quello relativo all’attività agricola, che consentirà a chi sistema a bosco almeno 20 ettari di terreno di edificare (impianti sportivi, locande ecc.) e svolgere attività multifunzionale, come la produzione di biomasse legnose per ricavarne reddito.
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Un esempio tangibile è l’area Querini, i cui 200 ettari forniranno una quantità di biomasse in grado di riscaldare per un anno un quartiere di 300 persone. Ad oggi, l’area eletta dal piano regolatore è per 1000 ettari di suolo privato.
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Gli incentivi urbanistici offerti dal Prg sono stati apprezzati da alcuni proprietari, che stanno ora progettando la forestazione delle loro proprietà, mentre altri, che erano esclusi dalla perimetrazione, sono stati inclusi in seguito a loro richiesta. Un entusiasmo attorno al progetto spesso vissuto come un bisogno dai cittadini; secondo un sondaggio condotto dall’Università di Padova, infatti, il 70 per cento degli intervistati in città sarebbe disposto a tassarsi pur di avere il bosco. Ma il Comune non prevede alcuna tassa aggiuntiva.
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Sempre relativamente al "Bosco di Mestre" merita una segnalazione particolare la progettazione del primo intervento, di questo grande bosco, che è stato quello di realizzare il Bosco di Campalto progettato da Andreas Kipar.
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