domenica 12 aprile 2009

Dal "Catullo"... Piani Strategici senza capo ne coda. E non sono solo io a dirlo... ma anche...

Sabato di 8 giorni fa usciva questo articolo: "Catullo-Malpensa, l'ira di Galan. Tosi apre a una intesa con SEA" e in quell'articolo si potevano leggere delle affermazioni interessanti che meritano essere riportate.

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L'idea (perversa?) del Presidente Bortolazzi di creare un "Aeroporto Virtuale" ha trovato un consenso dal Sindaco di Verona e a quanto pare anche dall'Assessore all'Ecologia della Regione Veneto. Una idea non condivisa però dal Presidente della Regione Veneto e... a quanto pare, nemmeno dal Presidente dell'Aeroporto di Venezia-Treviso come risulta dall'articolo sotto riprodotto... pubblicato ieri sul Corriere di Verona:

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Un articolo: "Aeroporti, Marchi attacca Verona «L’hub virtuale con Sea? Fa ridere»" che ha questo sottotitolo: "Il presidente Save: dal Catullo piani strategici senza capo né coda".
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Di questo articolo ne riportiamo il testo e ne evidenziamo alcune frasi in rosso:
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VENEZIA —
Enrico Marchi de­molisce a cannonate i piani strate­gici annunciati da Fabio Bortolaz­zi. Il presidente dell’aeroporto Ca­tullo di Verona, dopo aver fatto in­tendere nei mesi scorsi una possi­bile alleanza con Venezia, ha cam­biato totalmente rotta e adesso parla di grande polo padano, da Malpensa-Linate fino a Verona. La reazione del presidente Save è du­rissima.
Inizio sarcastico, con dedica al collega scaligero: «Mi vie­ne in mente - dice Mar­chi - la storia della nazio­nale di calcio. Tutti pensa­no di poter fare i commis­sari tecnici. Allo stesso modo, mi pare che ci sia un proliferare di esperti di aeroporti. In particola­re, di
quelli sfornati dalle Camere di commercio».
Cosa avrebbe di sbagliato il piano ipotizzato da Bortolazzi? «Non ha capo né coda. Tra le al­tre cose si dice che Montichiari, adesso gestita da Verona, potreb­be diventare la terza pista necessa­ria a Malpensa. Forse loro non so­no a conoscenza del fatto che lo scalo varesino raccoglie 19 milioni di passeggeri e che potrebbe tran­quillamente raddoppiarli senza aver bisogno di una terza pista. Emerge una vecchia logica:
prima si pensa all’infrastruttura, poi si fanno i piani per giustificarne l’esi­stenza ».
Però Verona ha il problema di Brescia e forse è legittimo che pensi ad alleanze in Lombardia. «Montichiari perde denaro da quando ha aperto. Oggi, se non mi sbaglio, brucia circa 7 milioni l’anno su appena 13 di fatturato. Forse la Corte dei conti dovrebbe avere qualcosa da ridire. Stiamo parlando di soldi pubblici».
Bortolazzi ha parlato di «hub virtuale» che collegherebbe quat­tro o cinque scali. «È una cosa che fa ridere. Sareb­be il primo caso al mondo: ecco, di­ciamo che non ci sono limiti alla creatività». Cosa c’è di sbagliato? «Faccio un esempio. Prendo un volo di feederaggio (di collegamen­to verso i voli internazionali di lun­go raggio, ndr). Atterro a Verona e proseguo verso Milano a oltre un’ora e mezza di macchina, o vi­ceversa? È assurdo. I tempi di con­nessione sono fondamentali per attrarre passeggeri, perché la gen­te non vuole perdere ore inutil­mente ».
Però il polo tutto veneto degli aeroporti suscita sospetti e per­plessità a Verona. «Ho letto che qualcuno ha affer­mato: non possiamo integrarci con Venezia, che già usa Treviso come dependance per i charter. Non sono nemmeno informati: la gran parte del traffico a Treviso è di linea, come sanno tutti i clienti di Ryanair in Veneto. Poi si parla di un pericolo di svuotamento. Ma guardino cosa è successo dav­vero nella Marca: da quando abbia­mo integrato Aer Tre non c’è nes­suno, ma proprio nessuno, che la­menti lo scippo di voli verso Tesse­ra. La paura preventiva è stata completamente fugata dai fatti. Senza contare, poi, un particolare: i soldi noi di Save siamo abituati a darli agli azionisti, non a toglierli».
Ma non è logico pensare a un’integrazione tra scali lombar­di e veneti? «Un conto è la programmazio­ne, un altro il dirigismo. Gli aero­porti sono aziende di servizi, in quanto rispondono a una doman­da di trasporto: se questa non c’è, non la si crea immaginando che i passeggeri si possano spostare a piacimento. Gli aeroporti sono aziende molto complesse e vanno affidati a chi li sa gestire in modo serio e professionale».
Con l’aria che tira, il discorso tra Verona e Venezia è chiuso? «Se c’è da parlare con qualcu­no, che siano gli amministratori del Catullo o Veneto Sviluppo, noi siamo sempre pronti a farlo. Ma certamente non su queste basi».

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Quando era uscito il primo articolo in cui si parlava di questa idea "balzana" del Presidente della Catullo S.p.A. quella che ipotizzava un "Aeroporto Virtuale" io avevo scritto questo messaggio:
Aeroporti Lombardo-Veneti: "Siamo pronti al fidanzamento" (Ma l'altro... lo sa?) e avevo definito l'idea del Bortolazzi, un... "Pesce d'Aprile"... Una proposta che fa ridere... che a quanto pare coincide con lo stesso parere espresso dal Presidente della SAVE: Aeroporto di Venezia-Treviso.
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Ma forse il Presidente dell'Aeroporto di Venezia non sa ancora che il Presidente dell'Aeroporto di Verona vuole creare un AUTOporto... e la presenza dell'AEROporto è solo un dettaglio... Il Bortolazzi fuore far soldi con il parcheggio delle AUTOmobili e non con il parcheggio degli AEROmobili.
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La differenza è solo questa... il dott. Enrico Marchi è Presidente di un AEROporto... il dott. Fabio Bortolazzi vuole diventare Presidente di un AUTOporto.