Copio integralmente... senza commentarlo un messaggio pubblicato su http://sommacampagna.blogolandia.it a titolo: Sommacampagna: una Pianificazione Assiomatico-Topologica un messaggio che si commenta da solo.
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Dalla pianificazione territoriale…
.Ci ha particolarmente colpito l’interessante analisi (postata in data 01/02/2009) da Beniamino Sandrini sul proprio blog di Caselle d’Erbe attinente il PAT (Piano di Assetto del Territorio) recentemente adottato dall’amministrazione comunale di Sommacampagna.
Post che invitiamo a leggere integralmente e a giudicare personalmente.
L’esplicito riferimento all’opera di M.C. Escher ha dato poi, ad avviso di chi scrive, una puntuale illuminazione sull’elemento centrale della critica al PAT sostenuta dall’autore.
Come è possibile delineare e adottare una pianificazione - che vincolerà normativamente per gli anni a venire i territori e le genti di Sommacampagna - attraverso un pro-getto [lett. “gettato in avanti”] che si presenta fin dalla sua concezione come un’erma bifronte?
Egli riflette: «…cominci ad esaminare la “struttura” nel PAT e le cose ovvie… non sono più ovvie, […]. Se c’è inquinamento… che si fa? Si elimina questo inquinamento, o si mitiga e/o si compensa quando non si può mitigare. Ma che fanno nel PAT… dato che c’è inquinamento… servono dei boschi per diminuire questo inquinamento, ma per fare i boschi ci vogliono soldi… allora si crea altro inquinamento (con nuove zone industriali) per avere i soldi per mitigare… Risultato: il doppio di inquinamento di prima… ma allora ci vuole il doppio di boschi… e allora serve il doppio delle Zone Industriali per avere il doppio dei soldi per mitigare il doppio dell’inquinamento di prima…» [ibidem]
Di qui il riferimento di Sandrini alle metafore escheriane espresse in due splendide litografie: “mani che disegnano sé stesse” [Tekenen] e “acqua che sale” [Waterval].
Quando si dice che un’immagine val più di mille parole!…...alla Topologia.
Post che invitiamo a leggere integralmente e a giudicare personalmente.
L’esplicito riferimento all’opera di M.C. Escher ha dato poi, ad avviso di chi scrive, una puntuale illuminazione sull’elemento centrale della critica al PAT sostenuta dall’autore.
Come è possibile delineare e adottare una pianificazione - che vincolerà normativamente per gli anni a venire i territori e le genti di Sommacampagna - attraverso un pro-getto [lett. “gettato in avanti”] che si presenta fin dalla sua concezione come un’erma bifronte?
Egli riflette: «…cominci ad esaminare la “struttura” nel PAT e le cose ovvie… non sono più ovvie, […]. Se c’è inquinamento… che si fa? Si elimina questo inquinamento, o si mitiga e/o si compensa quando non si può mitigare. Ma che fanno nel PAT… dato che c’è inquinamento… servono dei boschi per diminuire questo inquinamento, ma per fare i boschi ci vogliono soldi… allora si crea altro inquinamento (con nuove zone industriali) per avere i soldi per mitigare… Risultato: il doppio di inquinamento di prima… ma allora ci vuole il doppio di boschi… e allora serve il doppio delle Zone Industriali per avere il doppio dei soldi per mitigare il doppio dell’inquinamento di prima…» [ibidem]
Di qui il riferimento di Sandrini alle metafore escheriane espresse in due splendide litografie: “mani che disegnano sé stesse” [Tekenen] e “acqua che sale” [Waterval].
Quando si dice che un’immagine val più di mille parole!…...alla Topologia.
Il post succitato (e le tematiche in esso trattate) ci ha prontamente sovvenuto del contentuto di una recente lettura personale sulla dimostrazione della “Congettura di Poincaré” ad opera del matematico russo Grisha Perelman, nell’ambito di quel settore che assume il nome di Topologia (lett.: “scienza dei luoghi”).
Non è certo possibile fornire una rappresentazione fisico-”visiva” della figura tematica di cui parla Poincaré (la 3-sfera!… anche se in essa siamo praticamente e quotidianamente immersi), oppure delle ulteriori varietà topologiche di ordine superiore di cui ci si è storicamente serviti per arrivare a rendere la congettura di Poicaré un teorema matematico (il teorema di Perelman).
Purtuttavia, utilizzando una modalità di visualizzazione di tipo “procedurale”, possiamo rendere maggiormente evidente il “quid iuris” topologico, appellandoci al concetto di curvatura su sé stessa di una figura: la 3-sfera si ottiene (proceduralmente) curvando rispettivamente - l’uno sull’altro - i punti omologhi di due sfere uguali….!
E che c’azzecca?!…
E che c’azzecca?!…
Dipaniamo l’apostrofe dipietriana dichiarando come anche a noi il PAT, adottato dal Consiglio Comunale di Sommacampagna, abbia sollevato più di qualche perplessità e interrogativo. Quello che più ci ha stupito, però, non sono state (solamente) le questioni di “contenuto”, ossia quelle evidenti contraddizioni che la meticolosa analisi del concittadino di Caselle d’Erbe sta facendo emergere in modo palese, offrendola poi telematicamente al pubblico ludibrio.
Sono piuttosto le questioni “di metodo” utilizzate, ossia quelle vere e proprie “curvature su sé stessi” dei problemi di politica territorale e ambientale (nel senso anglosassone di environment), che ci preoccupano.
Quella trascuratezza [metodologica?] nella relazionalità di ciascuno dei problemi con tutti gli altri che, evitando [metodologicamente?] di fornirne un consistente (non-contraddittorio) quadro d’insieme, non riesce a proporne validamente precise linee di governance urbanistica (dalla sostenibilità dello sviluppo alla mitigazione degli impatti).
Una proiezione-curvatura su sé stessi dei temi e dei problemi del nostro territorio - emergente con evidenza nella visione del PAT adottato - che, facendo ripiegare gli stessi in una dimensione-che-non-c’è (la tanto paventata limitazione di crescita demografica, abbinata alla fantomatica compatibilità di sviluppo urbano-industriale dalla dubbia sostenibilità e vivibilità per la popolazione, soprattutto di Caselle, grazie ad una mitigazione degli impatti che-forse-verrà), ci fa apparire tale pianificazione più simile alla descrizione dell’isola di Peter Pan, piuttosto che ad una significativa prospettiva di governo per un ambiente in cui attualmente vivono quasi 15.000 persone.
E che ci fa porre la questione: ma questo PAT chi l’ha redatto?
Capitan Uncino?…
Quella trascuratezza [metodologica?] nella relazionalità di ciascuno dei problemi con tutti gli altri che, evitando [metodologicamente?] di fornirne un consistente (non-contraddittorio) quadro d’insieme, non riesce a proporne validamente precise linee di governance urbanistica (dalla sostenibilità dello sviluppo alla mitigazione degli impatti).
Una proiezione-curvatura su sé stessi dei temi e dei problemi del nostro territorio - emergente con evidenza nella visione del PAT adottato - che, facendo ripiegare gli stessi in una dimensione-che-non-c’è (la tanto paventata limitazione di crescita demografica, abbinata alla fantomatica compatibilità di sviluppo urbano-industriale dalla dubbia sostenibilità e vivibilità per la popolazione, soprattutto di Caselle, grazie ad una mitigazione degli impatti che-forse-verrà), ci fa apparire tale pianificazione più simile alla descrizione dell’isola di Peter Pan, piuttosto che ad una significativa prospettiva di governo per un ambiente in cui attualmente vivono quasi 15.000 persone.
E che ci fa porre la questione: ma questo PAT chi l’ha redatto?
Capitan Uncino?…
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