Dal sito di Zading, Agenzia di Giornalismo Scientifico, copio questo articolo:
.Allergiche a Malpensa
Convivere con un aeroporto dietro casa comporta un aumento del rischio di allergie, di cefalee e di attacchi d’ansia. E se prendere sonno con un Boeing 767 che decolla a pochi metri sopra il proprio tetto è difficile, altrettanto arduo è capire le parole dei familiari, della maestra, della televisione e dell’interlocutore all’altro capo del telefono.
Di solito, quando un aeroporto di grandi dimensioni apre i battenti, il pensiero di chi vive intorno allo scalo corre subito al pericolo di incidenti o al rischio di attentati. Gli effetti del continuo sorvolo degli aerei e dei loro gas di scarico sono meno visibili, più subdoli e anche meno attraenti per le prime pagine dei giornali.
Eppure a Malpensa, il grande aeroporto Lombardo al centro di continue polemiche, qualcosa si è rotto. Uno studio epidemiologico, il primo in Italia nel suo genere, condotto dall’Osservatorio epidemiologico dell’ASL della provincia di Varese, ha acceso i riflettori sull'effetto che la struttura può avere sul territorio circostante, popolazione compresa. I risultati hanno infranto il silenzio, servendo sul piatto di politici e amministratori una pietanza piccante. Tanto piccante che forse nemmeno gli estensori del lavoro si immaginavano.
Come nasce l’idea di questo studio? Fin dal giorno della sua inaugurazione, avvenuta il 25 ottobre 1998, un movimento di protesta organizzato in comitati ha sempre tenuto alta la tensione della popolazione, puntando il dito soprattutto sulle conseguenze di Malpensa 2000 per la salute di chi fino a quel giorno aveva vissuto in un'area poco urbanizzata e, ormai, non più industrializzata. Alle voci di protesta dei cittadini si sono unite le sollecitazioni di alcuni medici di base dei comuni intorno allo scalo, che avevano osservato un incremento aneddotico di alcuni disturbi (soprattutto cefalea e attacchi d’ansia) tra i loro assistiti. Sotto queste spinte, l’Osservatorio epidemiologico dell’ASL della provincia di Varese ha deciso, nel 1999, di avviare uno studio epidemiologico sulla "salus domestica". "L’obiettivo dello studio" spiega a Tempo Medico Salvatore Pisani, coordinatore della ricerca "era verificare se esiste un eccesso di questi disturbi, o di alcuni di essi, nell’area in prossimità dell’aeroporto".
Sonno non soddisfacente, risvegli notturni, stati d’ansia, parole mal percepite: sono questi i fastidi che lo studio ha riscontrato con una frequenza tre volte maggiore tra le persone che vivono a ridosso di Malpensa rispetto al campione di controllo. Ma non solo. Dall’indagine è emerso anche che le malattie allergiche sono più del doppio, mentre i casi di cefalea sono il trenta per cento in più, lo stesso rapporto che vale per le nevrosi ansiose. "Per quanto riguarda le cefalee, le allergie e le nevrosi ansiose" dice l’epidemiologo "gli stessi medici di base indicano che c’è stato un aumento negli ultimi due anni". Un aumento abbastanza deciso: nel biennio 1998-1999 i nuovi casi di malattie allergiche hanno raggiunto il 7,5 per cento del totale nei paesi della cintura intorno a Malpensa, mentre nel gruppo di controllo sono solo l’1 per cento.
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CASALINGHE TORNASOLE DELLA SALUTE
Per poter ottenere questi risultati, l’équipe di Pisani ha selezionato circa un migliaio di casalinghe, suddivise in due aree vicine all’aeroporto e una terza, presa come campione di controllo, nella città di Varese. "Abbiamo pensato che le casalinghe fossero la fascia di popolazione più esposta agli effetti di Malpensa, perché trascorrono molte ore in casa e quindi non sono soggette ad altre fonti di inquinamento" continua Pisani. "Per poter ottenere una fotografia completa della situazione abbiamo analizzato sia dati soggettivi sia dati oggettivi". In pratica, oltre a un questionario in cui alle partecipanti veniva richiesta una sorta di autovalutazione dei disturbi, l’Osservatorio ha analizzato i dati forniti dai medici di medicina generale per quanto riguarda la diffusione dei disturbi, le richieste di visite mediche, quelle specialistiche e i dati sulle prescrizioni di farmaci. "Se dal questionario sono emersi principalmente i disturbi che riguardano la sfera relazionale e psicologica" puntualizza Pisani "dai dati forniti dai medici di base sono emersi i disturbi fisici oggettivi".
Secondo quanto riportato nello studio, durante l’ultimo mese della rilevazione sia le richieste di visite al medico di base sia quelle specialistiche sono state più frequenti nei comuni vicini allo scalo. Sommando questo dato ai risultati del questionario, Pisani afferma che "probabilmente chi abita sotto le rotte di decollo e atterraggio degli aerei vive male, con una qualità della vita in generale non buona". E questo, secondo l’epidemiologo, potrebbe spiegare sia l’alto numero di lamentele riportate nel questionario, sia l’incremento di visite mediche.
La ciliegina sulla torta riguarda le prescrizioni firmate dai medici: nelle aree vicine a Malpensa, per esempio, si prescrivono maggiori quantità di ansiolitici e di sonniferi rispetto a Varese città. Nello specifico: gli ansiolitici passano dal 13 per cento dell’area di controllo al 24 per cento circa nell’intorno aeroportuale, mentre gli ipnotici, nello stesso confronto, aumentano dal 6 per cento circa al 13,7 per cento.
Gli epidemiologi dell’ASL hanno valutato anche la qualità dell’aria e il grado di inquinamento acustico, stimati attraverso i dati delle centraline dell’Agenzia regionale per l’ambiente (ARPA), confrontandoli con i dati forniti dall’indagine epidemiologica. "I livelli di inquinanti chimici tradizionali rilevati non indicano condizioni di insalubrità dell’aria intorno allo scalo" spiega Pisani. "Sarebbe però opportuno individuare un tracciante specifico per le aree aeroportuali, in modo da poter valutare l’inquinamento dell’aria sul lungo periodo".
L’unico neo della ricerca riguarda la scelta del campione di controllo. Il quartiere di Masnago, a Varese, che funge da riferimento, è su una direttrice viaria molto trafficata e quindi le persone che vivono in questa zona non sono assimilabili, per condizioni di vita e ambientali, a quelle che vivevano intorno a Malpensa prima del suo ampliamento. "E’ stata una scelta obbligata" precisa Pisani "perché solo in questi quartieri sono presenti le centraline dell’ARPA che rispondono ai criteri di cui avevamo bisogno".
"Nessuna indagine epidemiologica è perfetta" commenta Benedetto Terracini, epidemiologo e direttore della rivista Epidemiologia e prevenzione. "Certamente, la scelta di questo campione di controllo potrebbe aver modificato la significatività dei risultati; ciò non toglie, però, che i dati riscontrati intorno all’aeroporto siano in ogni caso molto interessanti".
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GLI AEROPORTI NEL MONDO
Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori varesini erano già note a chi all’estero studia da qualche anno il fenomeno aeroporti. "Non ci sono dubbi che un rumore come quello degli aerei influenzi negativamente la salute e il benessere di chi vive vicino a un grande scalo" scriveva Walter Holland, docente di Salute pubblica alla London School of Economics di Londra, in un rapporto del 1997 sull’aeroporto Heathrow di Londra, reperibile sul sito web dell’associazione Heathrow association for the control of aircraft noise (http://www.hacan.org.uk/). Dopo aver passato in rassegna studi e ricerche condotte su diversi aeroporti del mondo, Holland ha concluso che "il rumore degli aerei, interferendo con la comunicazione, riduce le performance scolastiche e comporta disturbi nel sonno". Questi ultimi, presenti anche intorno a Malpensa, possono provocare a loro volta deficit cognitivi e disturbi dell’apprendimento nei bambini. A ciò va aggiunto l’aumento del consumo di ansiolitici e antiasmatici, un fenomeno comune a molte realtà aeroportuali.
"Le prescrizioni di farmaci per controllare l’asma" dice Holland "sono aumentate del 14 per cento in un’area di 10 chilometri intorno all’aeroporto di Londra. L’incremento riguarda soprattutto la popolazione compresa tra 0 e 19 anni e le persone sopra i 60". Anche pressione sanguigna, la conta piastrinica, la densità del plasma, i livelli ematici delle catecolamine, di glucosio, dei trigliceridi e di colesterolo risultano superiori alla norma nelle persone che vivono vicino allo scalo. E si traducono in un aumento del rischio di patologie cardiovascolari.
"Il fatto che l’esposizione a un rumore continuo possa danneggiare il sistema immunitario è un dato riscontrato in molti studi, anche sull’uomo" continua l’esperto britannico. Ma la stessa sicurezza non si può avere per quanto concerne le patologie cardiocircolatorie. "Nessuno studio ha finora concluso in modo inequivocabile che il rumore può provocare danni al cuore" precisa Holland. Facile capire il perché: la concomitanza di fattori diversi, come il fumo di sigaretta, l'ipertensione e la dieta può rendere difficile qualsiasi analisi epidemiologica di questa natura.
Per quanto riguarda la mortalità generale, infine, la questione appare più controversa. "Solo in uno studio sulla popolazione che abita vicino all’aeroporto di Los Angeles è stato riscontrato un aumento della mortalità vicino al 5 per cento" ammette Holland. L’incremento riguarda tutte le cause possibili, anche se un picco preoccupante è stato osservato per i casi di suicidio.
Uno studio molto simile a quello varesino è stato realizzato nell’agosto 1999 per l’aeroporto Logan di Boston, negli Stati Uniti, dal Winthrop Environmental Health Facts Subcommittee, che ha riunito un team di esperti del settore. Invece di limitarlo alle casalinghe, però, i ricercatori hanno coinvolto nello studio tutta la popolazione della penisola di Winthrop, suddividendola in dieci zone a seconda del grado di esposizione agli aerei. "I risultati ottenuti con questa ricerca" dice Brian Dumser, coordinatore dello studio "dimostrano un chiaro aumento delle patologie respiratorie nella popolazione che vive a ridosso dell’aeroporto". Asma e malattie allergiche, infatti, sono risultate due volte più frequenti tra le persone più esposte agli aerei. E siccome in quell’area non esistono altre fonti di inquinanti oltre all’aeroporto, Dumser conclude che "l’attività dell’aeroporto e, in particolare, gli inquinanti che derivano dalla combustione di gasolio e cherosene, sono i responsabili del peggioramento delle condizioni di salute della comunità di Winthrop".
Il gruppo di esperti non si limita a constatare il danno, lancia anche un appello per il riconoscimento del diritto alla salute: "E’ assolutamente opportuno che le autorità sanitarie del Massachusetts (lo stato in cui si trova l’aeroporto) approfondiscano questi aspetti, in modo da definire più accuratamente la portata e la gravità del problema, al fine di iniziare un processo che riporti la comunità di Winthrop alle condizioni di salute in cui vive la restante parte dei cittadini dello stato".
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I link della protesta
Il sito dell’Unione dei comitati lombardi contro Malpensa (http://digilander.iol.it/unicomal/)
Il sito dei comitati piemontesi (http://utenti.tripod.it/covest/)
Il sito degli ambientalisti olandesi che si battono contro l’aeroporto di Schiphol (http://www.milieudefensie.nl/campagnes/mobicamp/)
Il sito dei cittadini londinesi che abitano nei pressi di Heathrow, riuniti in comitato (http://www.hacan.org.uk/)
Cittadini statunitensi per l’abbattimento del rumore aeroportuale (http://www.caan.org/)
Il sito statunitense che raccoglie gli studi e le ricerche sull’inquinamento degli aeroporti (http://www.us-caw.org/)
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Che fare?
Che cosa viene fatto negli altri paesi per attutire l’impatto delle strutture aeroportuali? In molti casi, l’ente gestore dello scalo stabilisce una tassa sul rumore, che viene applicata ai cosiddetti aerei fracassoni; il denaro così incassato viene utilizzato per risarcire le popolazioni interessate oppure per attuare misure di mitigazione ambientale. In aiuto delle popolazioni locali è arrivata anche una recente sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha obbligato il governo britannico a risarcire molti cittadini di Londra. Dopo l’ampliamento dello scalo di Heathrow, infatti, per molti le condizioni di vita sono peggiorate in modo significativo: il tribunale europeo ha dato loro ragione.
Convivere con un aeroporto dietro casa comporta un aumento del rischio di allergie, di cefalee e di attacchi d’ansia. E se prendere sonno con un Boeing 767 che decolla a pochi metri sopra il proprio tetto è difficile, altrettanto arduo è capire le parole dei familiari, della maestra, della televisione e dell’interlocutore all’altro capo del telefono.
Di solito, quando un aeroporto di grandi dimensioni apre i battenti, il pensiero di chi vive intorno allo scalo corre subito al pericolo di incidenti o al rischio di attentati. Gli effetti del continuo sorvolo degli aerei e dei loro gas di scarico sono meno visibili, più subdoli e anche meno attraenti per le prime pagine dei giornali.
Eppure a Malpensa, il grande aeroporto Lombardo al centro di continue polemiche, qualcosa si è rotto. Uno studio epidemiologico, il primo in Italia nel suo genere, condotto dall’Osservatorio epidemiologico dell’ASL della provincia di Varese, ha acceso i riflettori sull'effetto che la struttura può avere sul territorio circostante, popolazione compresa. I risultati hanno infranto il silenzio, servendo sul piatto di politici e amministratori una pietanza piccante. Tanto piccante che forse nemmeno gli estensori del lavoro si immaginavano.
Come nasce l’idea di questo studio? Fin dal giorno della sua inaugurazione, avvenuta il 25 ottobre 1998, un movimento di protesta organizzato in comitati ha sempre tenuto alta la tensione della popolazione, puntando il dito soprattutto sulle conseguenze di Malpensa 2000 per la salute di chi fino a quel giorno aveva vissuto in un'area poco urbanizzata e, ormai, non più industrializzata. Alle voci di protesta dei cittadini si sono unite le sollecitazioni di alcuni medici di base dei comuni intorno allo scalo, che avevano osservato un incremento aneddotico di alcuni disturbi (soprattutto cefalea e attacchi d’ansia) tra i loro assistiti. Sotto queste spinte, l’Osservatorio epidemiologico dell’ASL della provincia di Varese ha deciso, nel 1999, di avviare uno studio epidemiologico sulla "salus domestica". "L’obiettivo dello studio" spiega a Tempo Medico Salvatore Pisani, coordinatore della ricerca "era verificare se esiste un eccesso di questi disturbi, o di alcuni di essi, nell’area in prossimità dell’aeroporto".
Sonno non soddisfacente, risvegli notturni, stati d’ansia, parole mal percepite: sono questi i fastidi che lo studio ha riscontrato con una frequenza tre volte maggiore tra le persone che vivono a ridosso di Malpensa rispetto al campione di controllo. Ma non solo. Dall’indagine è emerso anche che le malattie allergiche sono più del doppio, mentre i casi di cefalea sono il trenta per cento in più, lo stesso rapporto che vale per le nevrosi ansiose. "Per quanto riguarda le cefalee, le allergie e le nevrosi ansiose" dice l’epidemiologo "gli stessi medici di base indicano che c’è stato un aumento negli ultimi due anni". Un aumento abbastanza deciso: nel biennio 1998-1999 i nuovi casi di malattie allergiche hanno raggiunto il 7,5 per cento del totale nei paesi della cintura intorno a Malpensa, mentre nel gruppo di controllo sono solo l’1 per cento.
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CASALINGHE TORNASOLE DELLA SALUTE
Per poter ottenere questi risultati, l’équipe di Pisani ha selezionato circa un migliaio di casalinghe, suddivise in due aree vicine all’aeroporto e una terza, presa come campione di controllo, nella città di Varese. "Abbiamo pensato che le casalinghe fossero la fascia di popolazione più esposta agli effetti di Malpensa, perché trascorrono molte ore in casa e quindi non sono soggette ad altre fonti di inquinamento" continua Pisani. "Per poter ottenere una fotografia completa della situazione abbiamo analizzato sia dati soggettivi sia dati oggettivi". In pratica, oltre a un questionario in cui alle partecipanti veniva richiesta una sorta di autovalutazione dei disturbi, l’Osservatorio ha analizzato i dati forniti dai medici di medicina generale per quanto riguarda la diffusione dei disturbi, le richieste di visite mediche, quelle specialistiche e i dati sulle prescrizioni di farmaci. "Se dal questionario sono emersi principalmente i disturbi che riguardano la sfera relazionale e psicologica" puntualizza Pisani "dai dati forniti dai medici di base sono emersi i disturbi fisici oggettivi".
Secondo quanto riportato nello studio, durante l’ultimo mese della rilevazione sia le richieste di visite al medico di base sia quelle specialistiche sono state più frequenti nei comuni vicini allo scalo. Sommando questo dato ai risultati del questionario, Pisani afferma che "probabilmente chi abita sotto le rotte di decollo e atterraggio degli aerei vive male, con una qualità della vita in generale non buona". E questo, secondo l’epidemiologo, potrebbe spiegare sia l’alto numero di lamentele riportate nel questionario, sia l’incremento di visite mediche.
La ciliegina sulla torta riguarda le prescrizioni firmate dai medici: nelle aree vicine a Malpensa, per esempio, si prescrivono maggiori quantità di ansiolitici e di sonniferi rispetto a Varese città. Nello specifico: gli ansiolitici passano dal 13 per cento dell’area di controllo al 24 per cento circa nell’intorno aeroportuale, mentre gli ipnotici, nello stesso confronto, aumentano dal 6 per cento circa al 13,7 per cento.
Gli epidemiologi dell’ASL hanno valutato anche la qualità dell’aria e il grado di inquinamento acustico, stimati attraverso i dati delle centraline dell’Agenzia regionale per l’ambiente (ARPA), confrontandoli con i dati forniti dall’indagine epidemiologica. "I livelli di inquinanti chimici tradizionali rilevati non indicano condizioni di insalubrità dell’aria intorno allo scalo" spiega Pisani. "Sarebbe però opportuno individuare un tracciante specifico per le aree aeroportuali, in modo da poter valutare l’inquinamento dell’aria sul lungo periodo".
L’unico neo della ricerca riguarda la scelta del campione di controllo. Il quartiere di Masnago, a Varese, che funge da riferimento, è su una direttrice viaria molto trafficata e quindi le persone che vivono in questa zona non sono assimilabili, per condizioni di vita e ambientali, a quelle che vivevano intorno a Malpensa prima del suo ampliamento. "E’ stata una scelta obbligata" precisa Pisani "perché solo in questi quartieri sono presenti le centraline dell’ARPA che rispondono ai criteri di cui avevamo bisogno".
"Nessuna indagine epidemiologica è perfetta" commenta Benedetto Terracini, epidemiologo e direttore della rivista Epidemiologia e prevenzione. "Certamente, la scelta di questo campione di controllo potrebbe aver modificato la significatività dei risultati; ciò non toglie, però, che i dati riscontrati intorno all’aeroporto siano in ogni caso molto interessanti".
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GLI AEROPORTI NEL MONDO
Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori varesini erano già note a chi all’estero studia da qualche anno il fenomeno aeroporti. "Non ci sono dubbi che un rumore come quello degli aerei influenzi negativamente la salute e il benessere di chi vive vicino a un grande scalo" scriveva Walter Holland, docente di Salute pubblica alla London School of Economics di Londra, in un rapporto del 1997 sull’aeroporto Heathrow di Londra, reperibile sul sito web dell’associazione Heathrow association for the control of aircraft noise (http://www.hacan.org.uk/). Dopo aver passato in rassegna studi e ricerche condotte su diversi aeroporti del mondo, Holland ha concluso che "il rumore degli aerei, interferendo con la comunicazione, riduce le performance scolastiche e comporta disturbi nel sonno". Questi ultimi, presenti anche intorno a Malpensa, possono provocare a loro volta deficit cognitivi e disturbi dell’apprendimento nei bambini. A ciò va aggiunto l’aumento del consumo di ansiolitici e antiasmatici, un fenomeno comune a molte realtà aeroportuali.
"Le prescrizioni di farmaci per controllare l’asma" dice Holland "sono aumentate del 14 per cento in un’area di 10 chilometri intorno all’aeroporto di Londra. L’incremento riguarda soprattutto la popolazione compresa tra 0 e 19 anni e le persone sopra i 60". Anche pressione sanguigna, la conta piastrinica, la densità del plasma, i livelli ematici delle catecolamine, di glucosio, dei trigliceridi e di colesterolo risultano superiori alla norma nelle persone che vivono vicino allo scalo. E si traducono in un aumento del rischio di patologie cardiovascolari.
"Il fatto che l’esposizione a un rumore continuo possa danneggiare il sistema immunitario è un dato riscontrato in molti studi, anche sull’uomo" continua l’esperto britannico. Ma la stessa sicurezza non si può avere per quanto concerne le patologie cardiocircolatorie. "Nessuno studio ha finora concluso in modo inequivocabile che il rumore può provocare danni al cuore" precisa Holland. Facile capire il perché: la concomitanza di fattori diversi, come il fumo di sigaretta, l'ipertensione e la dieta può rendere difficile qualsiasi analisi epidemiologica di questa natura.
Per quanto riguarda la mortalità generale, infine, la questione appare più controversa. "Solo in uno studio sulla popolazione che abita vicino all’aeroporto di Los Angeles è stato riscontrato un aumento della mortalità vicino al 5 per cento" ammette Holland. L’incremento riguarda tutte le cause possibili, anche se un picco preoccupante è stato osservato per i casi di suicidio.
Uno studio molto simile a quello varesino è stato realizzato nell’agosto 1999 per l’aeroporto Logan di Boston, negli Stati Uniti, dal Winthrop Environmental Health Facts Subcommittee, che ha riunito un team di esperti del settore. Invece di limitarlo alle casalinghe, però, i ricercatori hanno coinvolto nello studio tutta la popolazione della penisola di Winthrop, suddividendola in dieci zone a seconda del grado di esposizione agli aerei. "I risultati ottenuti con questa ricerca" dice Brian Dumser, coordinatore dello studio "dimostrano un chiaro aumento delle patologie respiratorie nella popolazione che vive a ridosso dell’aeroporto". Asma e malattie allergiche, infatti, sono risultate due volte più frequenti tra le persone più esposte agli aerei. E siccome in quell’area non esistono altre fonti di inquinanti oltre all’aeroporto, Dumser conclude che "l’attività dell’aeroporto e, in particolare, gli inquinanti che derivano dalla combustione di gasolio e cherosene, sono i responsabili del peggioramento delle condizioni di salute della comunità di Winthrop".
Il gruppo di esperti non si limita a constatare il danno, lancia anche un appello per il riconoscimento del diritto alla salute: "E’ assolutamente opportuno che le autorità sanitarie del Massachusetts (lo stato in cui si trova l’aeroporto) approfondiscano questi aspetti, in modo da definire più accuratamente la portata e la gravità del problema, al fine di iniziare un processo che riporti la comunità di Winthrop alle condizioni di salute in cui vive la restante parte dei cittadini dello stato".
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I link della protesta
Il sito dell’Unione dei comitati lombardi contro Malpensa (http://digilander.iol.it/unicomal/)
Il sito dei comitati piemontesi (http://utenti.tripod.it/covest/)
Il sito degli ambientalisti olandesi che si battono contro l’aeroporto di Schiphol (http://www.milieudefensie.nl/campagnes/mobicamp/)
Il sito dei cittadini londinesi che abitano nei pressi di Heathrow, riuniti in comitato (http://www.hacan.org.uk/)
Cittadini statunitensi per l’abbattimento del rumore aeroportuale (http://www.caan.org/)
Il sito statunitense che raccoglie gli studi e le ricerche sull’inquinamento degli aeroporti (http://www.us-caw.org/)
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Che fare?
Che cosa viene fatto negli altri paesi per attutire l’impatto delle strutture aeroportuali? In molti casi, l’ente gestore dello scalo stabilisce una tassa sul rumore, che viene applicata ai cosiddetti aerei fracassoni; il denaro così incassato viene utilizzato per risarcire le popolazioni interessate oppure per attuare misure di mitigazione ambientale. In aiuto delle popolazioni locali è arrivata anche una recente sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha obbligato il governo britannico a risarcire molti cittadini di Londra. Dopo l’ampliamento dello scalo di Heathrow, infatti, per molti le condizioni di vita sono peggiorate in modo significativo: il tribunale europeo ha dato loro ragione.
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