sabato 31 maggio 2008

Il rumore fa ammalare

Ricopio un articolo pubblicato il 29 Maggio sull'inserto "Salute" del Quotidiano: Repubblica.
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Gli effetti negativi riguardano tutto il corpo Indagini recenti rivelano che l'inquinamento acustico induce squilibri nei sistemi di controllo della pressione e degli ormoni di Francesco Tomei (Professore ordinario di Medicina del Lavorodirettore della scuola di specializzazioneUniversità La Sapienza, Roma)
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L'inquinamento acustico è l'insieme degli effetti negativi prodotti dal rumore generato dall'uomo nell'ambiente urbano e naturale e capace di influire in modo rilevante su molti aspetti della vita quotidiana, dal benessere psicofisico delle persone al lavoro. Studi recenti dimostrano che il rumore è oggi una delle principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città, in particolare in quelle grandi.
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L'inquinamento acustico è prodotto da innumerevoli fonti. Oggi le principali sorgenti di rumore possono essere identificate nel traffico stradale, nelle ferrovie, nel traffico aereo, nell'industria, nei cantieri, nella vita domestica ecc. Il traffico stradale è identificato come la principale causa di rumore nei paesi industrializzati. Uno studio dell'Unione Europea ha evidenziato che su circa 200 milioni di cittadini comunitari circa il 60% è esposto a emissioni sonore prodotte da traffico stradale superiori a 55 dB (decibel), mentre il 39% sopporta livelli acustici pari a 60 dB, intensità per le quali si determinano effetti negativi in vari apparati del corpo umano.
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La sovraesposizione al rumore provoca problemi particolarmente gravi alle persone, causando alterazioni fisiologiche e/o patologiche che variano in funzione delle caratteristiche fisiche del rumore e della risposta dei soggetti esposti. Qualora l'esposizione sia temporanea, queste alterazioni possono regredire. L'entità e la durata sono inoltre determinate in parte dalla sensibilità individuale, dallo stile di vita e dalle condizioni ambientali. In seguito ad esposizioni prolungate ad elevati livelli di rumore si possono sviluppare effetti permanenti quali ad esempio ipertensione o cardiopatia ischemica.
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Mentre gli effetti sul sistema uditivo nell'ambiente di lavoro sono facilmente riconducibili al rumore e sono identificati e denunciati dal medico del lavoro competente, è da rilevare invece che i danni ad altri organi e apparati (effetti extra-uditivi) causati da rumore sono di gran lunga sottostimati, sia negli ambienti di lavoro che negli ambienti di vita, persino da parte degli specialisti. I maggiori effetti extra-uditivi si manifestano sull'apparato cardiovascolare (ad esempio ipertensione arteriosa), sull'apparato digerente (variazioni della secrezione gastrica), sul sistema nervoso centrale (ad esempio fatica cronica), oltre che sui livelli di vigilanza e attenzione (riduzione), solo per citare i più importanti e con maggiori conseguenze.
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Mentre fino a qualche decennio fa le ricerche erano scarse e i risultati incerti, oggi la letteratura scientifica documenta in maniera inequivocabile che il rumore è in grado di determinare effetti su vari organi e apparati, non solo sull'orecchio. Una recente rassegna effettuata dal nostro gruppo, in corso di pubblicazione su Il Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, ha analizzato i lavori scientifici inerenti agli effetti extra-uditivi del rumore pubblicati nell'ultimo decennio, oltre le ricerche effettuate dalla nostra Scuola.
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Mentre viene valutato, ma sottostimato, l'effetto sinergico tra rumore e sostanze ototossiche negli ambienti di lavoro, non viene neanche preso in considerazione il fatto che anche negli ambienti di vita vi possa essere una sinergia tra rumore e sostanze ototossiche presenti nell'aria. Critica è la situazione per quanto riguarda l'inquinamento acustico urbano. In città, pur essendo l'intensità del rumore di gran lunga inferiore a quella presente negli ambienti di lavoro, pur tuttavia si verifica un effetto sinergico tra rumore, agenti chimici e agenti ototossici, particolarmente dannoso in quanto, a differenza che nei luoghi di lavoro (esposizione lavorativa circa 40 ore a settimana), la popolazione generale non si può sottrarre all'esposizione.
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E in questa vi sono anche soggetti molto più vulnerabili della popolazione in età lavorativa, come bambini, anziani, malati, per i quali non è previsto nemmeno il monitoraggio sanitario preventivo che si applica invece per i lavoratori.
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O i nostri Amministratori Pubblici sono sordi... o "qualcuno" gli ha messo le "cuffie" in testa.

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